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No alla discarica a Monte Castellaccio

Le proposte di Brain Community

L’associazione Brain Community – Monti Prenestini APS, ha sempre sostenuto che l’area in questione venga inserita all’interno dei confini del Parco Regionale Dei Castelli Romani. Le sue caratteristiche naturalistiche, geologiche e soprattutto la sua importanza per le falde idriche della Doganella, rappresentano peculiarità che vanno tutelate.

Il sito di Monte Castellaccio diventando area protetta non solo scongiurerebbe l’impianto della discarica ma soprattutto tutelerebbe un’area che rappresenta a tutti gli effetti la naturale continuazione dei confini stessi del Parco, scongiurando in particolare una costante minaccia di inquinamento delle falde idriche sottostante l’eventuale discarica peraltro in presenza a breve distanza del più importante campo pozzi nell’area dei Colli Albani (attualmente gestito dal Consorzio Acquedotti Doganella ) che rifornisce di acqua potabile circa 10 comuni del Lazio.

Monte Castellaccio è una ex cava di lapillo che ricade nei limiti amministrativi del Comune di Palestrina, più precisamente nella frazione di Carchitti, di circa 35.000 mq.

Questo sito è tornato più volte alla ribalta per i reiterati tentativi di trasformarlo in una discarica che possa accogliere rifiuti non pericolosi.

Nel giugno 2002 con un provvedimento del Comune di Palestrina viene autorizzata lattività di cava e quella di discarica. Gli atti riportano che questa attività è di categoria A/2 (ovvero per rifiuti inerti) con un invaso B dedicato al ricevimento di rifiuti contenenti amianto legato in matrice cementizia o resinoide ed un invaso per rifiuti speciali non pericolosi derivanti dall’attività di costruzione, demolizione e scavi”.

L’attività prosegue fino al 2005 quando la società presenta in Regione un progetto per accogliere anche rifiuti speciali. L’iter sembra andare avanti nelle commissioni, ma il Consiglio regionale alla fine si oppone accogliendo il voto favorevole di tutti i consiglieri, ad eccezione di quelli dell’Udc. Artefici della mozione alla Pisana Alessio D’Amato e Filiberto Zaratti.

Nel 2009 e il sindaco Rodolfo Lena, dopo una serie di verifiche e richieste precise alla società, decide di bocciare la richiesta di prosecuzione delle attività. «Non c’erano i presupposti – dice Lena. Non avevano offerto le dovute garanzie e non c’era quella trasparenza adeguata nelle loro attività. Abbiamo scelto di dire stop a quelle continue attività per tutelare un’area di grande pregio naturalistico». Badema non demorde e inizia così una battaglia legale finita con una vittoria del Comune prima al Tar e poi al Consiglio di Stato.

Nel tempo continuano, fino ad arrivare al 2018, una serie ti tentativi e progetti, in questo caso presentati dalla società AKER s.r.l. per la realizzazione della discarica in questo sito.

A pochi passi da questa area si trovano il Bosco del Cerquone, una zona speciale di conservazione (ZSC) designata per la tutela di habitat particolarmente sensibili e il Pantano della Doganella, due zone protette facenti parte della rete transfrontaliera di Natura 2000 e di grande pregio zoologico e naturalistico, nonché le sorgenti della Doganella, le quali richiedono un livello di tutela massima delle falde idriche, in quanto le sorgenti stesse costituiscono, nella rete idrogeologica, un bene di elevatissimo valore ambientale.

Per il sito, da come si legge da varie relazioni fatte nel tempo, possiamo sottolineare che:

  • “La Discarica ubicata in Area di particolare importanza archeologica, paesaggistica oltre che geologica e idrogeologica posta a confine con il Parco dei Castelli Romani.
  •  La Cava di vulcaniti di Monte Castellaccio classificata come “geosito” , ed è un bene ambientale da tutelare.
  • Sono presenti depositi piroclastici di diverso colore, granulometria e consistenza.
  • Vi è presenza di dicchi di lava da risalita del magma.
  •  I Piani di Faglia è la testimonianza di movimenti tettonici e terremoti di importanza non
  • Gli scavi nella cava/discarica hanno contribuito ad abbassare la circolazione idrica
    superficiale dei colli albani Tale circolazione concorre ad alimentare le importanti sorgenti della Doganella che hanno la loro quota di emergenza a quota 525 m. s.l.m. , 500m. da Colle Castellaccio.
  • Il geosito è a 500 m. dal Pantano della Doganella che fino al 1938 ospitava un un bacino lacustre di 50 ettari e 3 m. di profondità.
  • Per il Pantano della Doganella è stato istituito il SIC (Sito Interesse Comunitario) Cerquone-Doganella (SIC –IT6030018)
  • Manca un Piano di Coltivazione della cava e il Ripristino ambientale della stessa.
  • La Regione Lazio con la Mozione 343 del 14 gennaio 2003 si impegnava ad attivare gli
    organi internazionali preposti, per il riconoscimento del biotipo del Vulcano Laziale come patrimonio dell’umanità.
  • Inoltre l’area nel tempo sta subendo un processo di rinaturalizzazione con una serie di specie che vanno dai mammiferi ai rapaci, molte di queste rientranti a far parte delle direttive europee di riferimento.

Senza entrare nello specifico in tutta una serie di corsi, ricorsi e osservazioni avvenuti nel tempo possiamo affermare che Monte Castellaccio è assolutamente inidoneo alla realizzazione di impianti di gestione e di smaltimento dei rifiuti, in quanto è inserita in un territorio fortemente sensibile dal punto di vista ambientale nonché paesaggistico e al confine di una area a forte vocazione agricola della frazione di Carchitti con economia principale basata sulla produzione di fragole, pesche e nocciole.

 

 

Cliccando questo link  della regione Lazio ci sono una serie di documentazioni utili all’approfondimento:

https://regionelazio.app.box.com/v/057-2018